di Carlo Vezzoli, responsabile dell’Unità di Ricerca Design e Innovazione di sistema per la Sostenibilità presso il dip. Indaco del Politecnico di Milano
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Nella seconda metà degli anni ‘90 si afferma la metodologia del Life Cycle Assessment (LCA) che valuta gli effetti ambientali a partire dagli input e dagli output dei processi in tutte le fasi del ciclo di vita del prodotto. L’LCA coinvolge alcuni ricercatori operanti nell’area del design che identificano nel Life Cycle Design (design del ciclo di vita) la metodologia utile a ridurre l’impatto ambientale considerando tutte le attività collegate alla produzione di materiali e prodotti, alla loro distribuzione, uso e dismissione. L’approccio si estende all’innovazione di sistema, integrazione di prodotti e servizi con gli attori socio-economici e con gli utenti finali al fine di fare convergere gli interessi economici con quelli ambientali. Oggi siamo nel cuore del dibattito sul ruolo del design in relazione alla dimensione socioetica della sostenibilità i cui confini e le cui implicazioni si estendono a questioni quali la valorizzazione delle risorse locali, la responsabilizzazione verso consumi e comportamenti sostenibili, la promozione dell’equità e della giustizia, il miglioramento della coesione sociale, l’inclusione e l’agevolazione delle persone emarginate e/o deboli, il miglioramento delle condizioni di lavoro e dell’occupazione. Su questo terreno, assai complesso ma allo stesso tempo stimolante e deontologicamente premiante, la ricerca di design è chiamata a trovare ipotesi di lavoro e risposte disciplinari.